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Carie e parodontite: i principali disturbi del cavo orale

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Queste due patologie sono spesso legate ad una serie di comportamenti errati, quali ad esempio una scarsa igiene dentale, abitudini alimentari sbagliate ed eventuali traumi pregressi, nonchè ad una predisposizione genetica.

A dirlo è l'OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità), che evidenzia l'elevata incidenza e la pericolosità di tali problemi. Insieme a questi, all'interno dell'elenco delle patologie più pericolose fra quelle che possono colpire il cavo orale, figurano: il cancro alla bocca (diffuso soprattutto fra gli uomini e gli anziani e dovuto principalmente all'abuso di alcool e tabacco), il "labbro leporino" (in gergo medico labiopalatoschisi, malformazione del volto che si presenta con un'interruzione del labbro superiore, del palato e della gengiva e che colpisce un individuo ogni 600, sebbene la sua diffusione sia legata ai gruppi etnici e alle aree geografiche) e la noma (grave patologia che distrugge i tessuti molli ed ossei del viso; è diffusa tra le fasce di popolazione che vivono in condizioni di estrema povertà e nasce come patologia gengivale, diffondendosi a tutta la parte inferiore del volto e provocando la necrosi di labbra e mento).

Quelli appena elencati sono disturbi che se non trattati in maniera specifica e tempestiva possono determinare conseguenze molto gravi, fra cui la perdita precoce dei denti nonché gravi danni estetico e funzionali. Dato preoccupante è che, ad oggi, si stima che circa il 30% della popolazione mondiale compresa fra i 65 e i 74 anni abbia perso la maggior parte dei propri denti naturali. Le responsabilità maggiori sono imputabili soprattutto appunto alle carie e alla parodontite o piorrea. Colpisce oltre il 70% dei bambini in età scolare e la quasi totalità degli adulti di tutto il mondo.

La Carie

È una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente, che può ingrandirsi fino a raggiungere la polpa dentale, con conseguenti dolori e la necessità a volte di dover di devitalizzare il dente.

La carie (il cui nome deriva dal latino caries ed il cui significato è "corrosione, putrefazione") è una patologia che interessa lo smalto e la dentina ed agisce su base infettiva. Si origina sulla superficie del dente e procede verso il suo interno, fino a raggiungere progressivamente la polpa dentale. È causata da microrganismi comuni, come ad esempio lo Streptococcus Mutans. I principali responsabili delle carie sono i batteri che proliferano sulla superficie dentale, sotto forma di placca e tartaro. Tali batteri, se non eliminati costantemente mediante le normali pratiche di igiene orale (oppure nel caso di un improvviso abbassamento delle difese immunitarie), in presenza di ambiente acido possono dissolvere la matrice organica e minerale che forma il dente e creare lesioni a carico della superficie dentale. Uno dei sintomi principali che denuncia la presenza di una carie è il fastidio che aumenta progressivamente fino a diventare dolore.

Questo però, nella maggioranza dei casi, compare soltanto quando il processo è già arrivato in profondità, interessando anche l'organo pulpare. Le carie vengono trattate mediante l'asportazione del tessuto infetto, che dovrà poi essere sostituito con materiali bio-compatibili come ad esempio il composito estetico. Oltre ad una cattiva igiene orale, le condizioni che aumentano il rischio di carie sono:

  • le alterazioni della saliva, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo (ovvero il pH e il mutamento delle concentrazioni dei suoi componenti). La saliva, infatti, tende a combattere le carie limitando l'acidità del cavo orale. Inoltre, svolge funzione immunitaria e antibiotica.
  • un'arcata dentaria disarmonica, che può facilitare la formazione e l'accumulo della placca rendendone più complicata la rimozione.
  • le cattive abitudini alimentari, quali pasti frequenti o il consumo eccessivo di cibi zuccherati. Gli zuccheri semplici sono quelli dotati della maggior capacità Una frequenza troppo elevata nell'assunzione di zuccheri rende il pH del cavo orale molto acido, aumentando il processo di demineralizzazione dei denti.

Per prevenire tutto ciò, è necessario lavare i denti circa mezz'ora dopo i pasti, poiché durante i minuti immediatamente successivi all'assunzione di cibo gli alti livelli di acidità aumentano il rischio di demineralizzazione che, combinato con lo spazzolamento, può favorire l'erosione della superficie dentale.

La Parodontite

Si tratta di un'infiammazione acuta derivante da un'infezione del tessuto di supporto del dente, provocata da un accumulo di batteri presenti nella placca dentale. La scarsa o inefficace igiene orale è alla base di questa patologia, che ad oggi rappresenta la sesta malattia più diffusa a livello mondiale, nonché la causa principale della caduta dei denti.

Colpisce oltre il 50% degli adulti di tutto il pianeta. Nel nostro Paese ne soffrono circa tre milioni di persone, che ogni anno spendono più di un miliardo di euro per limitarne le conseguenze e per sostituire i denti caduti con apposite protesi dentali. Viene anche detta parodontopatia e periodontite, poiché è un'infiammazione che colpisce i tessuti parodontali e che culmina con la perdita d'attacco dei denti rispetto all'osso alveolare, con la conseguente formazione di sanguinamento gengivale, mobilità dentale, tasche parodontali, alitosi ed ascessi, fino alla perdita di uno o più denti. Nella maggior parte dei casi il processo nelle fasi iniziali è reversibile, a patto che venga diagnosticato e curato correttamente durante le prime fasi della malattia.

Il progredire della patologia, invece, abbassa le possibilità di recupero e richiede trattamenti molto più complessi, come estrazioni, impianti oppure specifiche terapie rigenerative dell'osso. Nel linguaggio comune viene talvolta indicata con il termine "piorrea", da anni non più usato in ambito medico. I primissimi sintomi che annunciano la malattia riguardano in primis il sanguinamento gengivale, il gonfiore e il parziale ritiro delle gengive. Fra i principali fattori di rischio, vanno annoverati il fumo, lo stress, il diabete ed alcuni mutamenti ormonali che avvengono durante la pubertà o la gravidanza. La parodontite nella maggioranza dei casi è una conseguenza diretta della gengivite.

Non esiste nessun trattamento utile a ripristinare totalmente i danni subiti. Come detto, l'unica possibilità è intervenire il prima possibile, eliminando o limitando la proliferazione dei batteri negli interstizi fra denti e gengive. Il rimedio migliore per prevenirla è affidarsi a dei controlli specifici e alla rimozione del tartaro in modo costante e ben cadenzato (massimo 6 mesi).

Qualora ci siano già dei danni è fondamentale eseguire una fase diagnostica completa per capire esattamente i danni e le cause del problema, andando poi ad eseguire un trattamento, in primis non chirurgico e volendo laser assistito, che ha il fine di rimuovere il tartaro sopra e sotto gengivale e la carica batterica che causa il problema.

Se invece non trattata potrà rendersi necessaria l’estrazione dei denti.

 

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